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Il vero blog personale e di opinione

Leggiamo

Sono in una fase di cambiamento. Mi assesto in nuovi equilibri e in nuove dinamiche. È un sfida, ma anche un’occasione. Metto a fuoco tante cose. Dalle più banali alle più importanti (credo). In questo scenario di cambiamento, riscopro vecchi interessi e vecchie passioni.

Mi sono impallato con la lettura. Leggo da sempre ogni cosa. Ho una regola. Di giorno leggo saggistica, la sera, a letto al calduccio, leggo narrativa. C’è un confine dato dalle coperte credo. Ma comunque leggo molto. O almeno credevo. Di recente ho scoperto che leggo male, almeno la saggistica. In realtà so come leggere, l’ho imparato, ma non ho mai pensato di fare altrettanto nella vita da adulto. Mi spiego. A scuola hai i libri, ciascuno dedicato a una materia. E quanto li leggi, non li leggi e basta, li studi. È questo il modo per imparare. Sottolinei, annoti, fai schemi e così via. Ma perché non facciamo altrettanto con i libri che leggiamo nel corso della vita? Sono incappato in Ryan Holiday. Uno scrittore, stoico, che viene citato in innumerevoli video su YouTube sull’argomento lettura. Lui legge un sacco, la sua libreria fa invidia, ma al tempo stesso consuma i libri. Un pensiero strano ora che ci penso. Consumare i libri. Nell’epoca del consumismo, sembra strano farlo con qualcosa di sacro come “i libri”. Ebbene lui non li legge, li strizza come spugne e ne trae il succo. Come? Banalmente, sottolinea. La mia mamma mi ha trasmesso un senso di venerazione per le pagine scritte. Un senso di rispetto e di cura. I libri non vanno rovinati, se vuoi sottolinei a matita, la copertina comunque deve essere integra e così via. Il libro doveva essere letto, si, ma anche passabile di essere un oggetto di arredamento. Godibile in bella vista in salotto. E io le ho creduto. Mi son fidato del genitore. Si sbagliava e io ho imparato una lezione sbagliata. Se torno ai miei anni di studio (sono stato uno studente pessimo) mi accorgo che ho imparato distruggendo i libri. Avevo una serie di evidenziatori. Ovviamente di colori diversi. Il giallo per le cose importanti. L’arancione per i principi giuridici (uguaglianza, trasparenza, buona fede e così via). Il blu era per le sentenze. Il verde…. non ricordo per cosa fosse il verde, ma aveva senso. Poi non ho fatto altrettanto per il resto degli studi della mia vita. Quelli che non sono “comandati”, come i sacramenti, ma che sono frutto di mie scelte. I libri che mi erano imposti di studiare li distruggevo di appunti, evidenziature, note e schemi. I libri che IO ho scelto per la MIA crescita personale invece: intonsi. Cosa mi resta di quei libri? Cosa mi resta delle pagine che ho scelto di leggere? Vaghi ricordi, sensazioni. Quindi questa sera ho seguito i consigli trovati online, quelli che non portano nessun danno ma che potrebbero portare un gran guadagno. Ho letto 25 pagine di un libro che ho li, sullo scaffale, e che sono mesi che non finisco. E mentre leggevo ho sottolineato a penna. C’è voluto coraggio. Il bambino che è in me ha disubbidito alla mamma.

Poi, quando un passaggio mi ha fatto ridere e ho scritto “hahahah” sul lato della pagina, mi son sentito libero, perché quelle pagine erano improvvisamente mie. Libero di dire la mia tra quelle righe.

Non più passivo spettatore di una storia che presto dimenticherò, ma attivo partecipe della conversazione con l’autore. Il risultato finale è che invece di lasciare il libro sullo scaffale ho letto 25 pagine. Ed è già un successo. Ho anche imparato che a volte confondiamo diktat con vere regole, e che in realtà sono solo modi di vedere il mondo. Ho imparato che può esserci un mio modo, magari ispirato da e ad altri, ma comunque mio. In qualche modo sembra che io abbia imparato a leggere. Di nuovo.

Il mio consiglio? Scegliete un libro che avreste sempre voluto leggere. Compratelo (in cartaceo non in digitale) mettetevi a leggerlo con una penna in mano. Sottolineate ogni riga che risuona con e in voi. Prendete appunti, rovinate il libro. Se si rovina troppo, lo potete ricomprare. Consumate le parole scritte come fossero benzina per il vostro futuro. Prendete appunti. Non perché dovete, ma perché vi va di farlo. Non c’è una regola, non c’è un modo, non c’è giusto o sbagliato. Ma fidatevi, con un libro davanti e una penna in mano, vi verrà naturale. Non credevo sarebbe stato così liberatorio e illuminante. Fate un tentativo. Nella peggiore delle ipotesi, avrete letto tra le righe.

UN NUOVO INIZIO: ONESTÀ

Ho sempre detto che amo scrivere. Non ho scelto un lavoro lontano dalla scrittura infatti, sono un avvocato. Il neo dell’essere un avvocato è l’assorbimento che la professione esercita sulla tua vita. Ogni momento, o quasi, è assorbito dalla professione e dai suoi doveri carichi di responsabilità. Dal 2019 ad oggi ho dedicato talmente tanto al mio lavoro da aver eliminato tante piccole grandi gioie dalla mia vita. Fare foto e video, suonare l’ukulele e perfino la scrittura. Ho chiuso i mille blog che avevo e soprattutto il più strutturato che oggi, qui, un po’ rinasce. No non come la fenice, ma come uno zombie. Perché quando elimini la qualità della vita per concentrarti su un’unica cosa che ti da molto ma a un prezzo altissimo, è così che diventi: uno zombie. Uno zombie che funziona, che opera e produce ma non vive. Quindi provo a tornare a scrivere, con uno fine anche terapeutico non lo nego. Proverò ad alimentare l’Andrea adolescente, che scriveva di getto, pubblicava e si preoccupava dopo dell’editing. Proverò anche a farmi coraggio e a scrivere e condividere contenuti che per qualche tempo ho temuto di fare miei. Vedete ho una visione cavalleresca del mio lavoro. Il fare parte di un Ordine mi riempie di orgoglio e al tempo stesso mi fa vivere una pressione importante. Nella mia testa mi freno e mi censuro molto spesso perché “un avvocato no dovrebbe dire questo”. Questa volta vogli ricordarmi quello che difendo. La nostra Costituzione recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” (Art. 21 Cost.). Farò appello a questo valore e farò del mio meglio per conciliare le mie opinioni, gusti e pensieri con i miei doveri nati e che vivo per via della professione che ho scelto e amo. Detto questo, leggete tra le righe.